Che venga giù tutto
XXXIII Domenica Tempo Ordinario Anno B (Dn 12,1-3; Eb 10,11.14.18; Mc 13,24-32)
Quando ogni cosa sembra sconvolta e tutto sembra destinato a finire, proprio allora, teneramente, sta nascendo qualcosa di nuovo, qualcosa destinato a non passare.
«Il sole si oscurerà,
la luna non darà più la sua luce,
le stelle cadranno dal cielo
e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte»
L’annuncio sembra quello di grandi catastrofi. Tutto sarà sconvolto, verranno meno il sole e la luna, le stelle e le potenze del cielo. Sarà quella la fine di ogni certezza e ogni cosa si mostrerà solo illusione. Deve prima cadere giù tutto, deve aver fine ogni riferimento, deve cessare ogni sguardo che tenti di possedere il segreto del vivere. Non è dalle stelle, né dal sole o dalla luna che possono giungere certezze. Non sono i nostri punti certi, i nostri riferimenti, le nostre coordinate a guidare il cammino della storia. Non sono le tante divinità di cui è disseminata la nostra terra ad indicare la rotta. È bene allora che giunga la catastrofe, che si compia il disastro, che siano disancorati, cioè, i nostri sogni e progetti da ciò che sembra perenne, da ciò che ci ha dato certezza, da ciò a cui abbiamo affidato il nostro vivere. Che venga giù tutto!
«Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo»
Solo quando vedrai accadere queste cose, quando cioè accetterai di lasciare che tutto cada e non inizierai a piantare altre stelle nel cielo, altri riferimenti nel tuo orizzonte, solo allora tu lo vedrai.
Egli è vicino se lasci che tutto il mondo che tu hai costruito crolli e diventi nulla. Egli è vicino se accetti di lasciar cadere ogni tua umana certezza, ogni tuo umano cercare segni che possano convincerti che sei al sicuro.
Egli è alle porte quando hai rinunciato ad ogni altro dio, quando hai spento di luci il tuo orizzonte, quando hai accettato di restare al buio. Egli è alle porte quando non sai dove altro andare, quando non sai a chi altro affidarti. Che vengano giù i tuoi riferimenti, che cessino di risplendere le tue convinzioni, che smettano di illuderti le promesse a cui hai sacrificato la vita.
Resta sospeso nel vuoto, resta sospeso tra la vita e la morte, incapace persino di comprendere cosa sia meglio. E proprio allora lo vedrai, saprai che egli viene, saprai che egli manda i suoi angeli a radunare gli eletti, a radunare i dispersi.
«Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte»
Solo allora vedremo con occhi nuovi che mentre si compie la fine di tutto quello in cui speravamo, proprio allora il ramo del fico diventa tenero, proprio allora l’estate si fa ormai vicina.
Bisogna che tutto crolli perché i piedi, di caduta in caduta, siano alla fine piantati su ciò che resta, bisogna imparare a tollerare la fine di tutto per apprezzare un ramo che diventa tenero e le foglie che spuntano e sentire il profumo di un tempo nuovo.
«In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno»
Passerà ogni cosa, passerà la gloria e il lavoro, passeranno gli amori e le passioni, passerà l’economia e il potere, passerà il successo e la forza, passerà la vita e finanche la morte. Tutto è destinato a passare, a cedere il passo, a muoversi verso il baratro che ingoia ogni cosa. Ma tu fidati, perché non passerà questa generazione, senza che sia compiuta la fine di tutto. Passerà ogni cosa e resterai tu, solo con le sue parole.
E allora capirai che solo le sue sono parole alle quali ancorare la vita, sono luce che non si spegne, sono roccia salda che non tradisce.
Non sai quando tutto questo accadrà, ma stanne certo avverrà già in questo tempo, avverrà mentre sei in vita, avverrà mentre sei impegnato a tener fede alle tue convinzioni.
Non preoccuparti di come avverrà. Se non sarai tu ad avere il coraggio di spegnere le stelle del tuo cielo saranno esse stesse a spegnersi e a non dare più luce e calore. E ti resteranno soltanto le sue parole.
I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento; coloro che avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno come le stelle per sempre.
Tu preoccupati di risplendere di nuova luce, di risplendere come un firmamento, come stelle che siano per sempre.
Cesserà lo splendore umano, si spegnerà man mano, come al termine di una notte agitata, e solo allora si vedrà quanta luce sei capace di donare, quanto sei capace di splendere in un cielo che attende di essere abitato dalla tua luce. Tu non passerai se avrai in te le sue parole, tu non passerai se ti lascerai abitare dalla sua luce.
Vedrai allora un firmamento che non conoscevi, uomini e donne di ogni parte del mondo, che doneranno il loro splendore, che illumineranno il mondo di luce nuova.
“Intanto voi vegliate con fede paziente,
sempre in attesa perché viene sempre:
siate voi stesso il segno che viene,
avendo il cuore già oltre le cose:
e tutti vedano che il vostro viaggio
è verso l’estate, verso il sole.
Amen”
(David Maria Turoldo)