Autore: Marco Manco

Parola

Per vivere bisogna imparare a morire

Bisogna guardare in faccia la realtà. Se fissiamo lo sguardo su tutte le nostre ansie, i nostri deliri e le nostre passioni, le nostre frenetiche attività, si spalanca davanti a noi l’assurdo di ciò che tiene in ostaggio la nostra vita. Siamo preda e vittime del nostro affannarci, del nostro affaticarci con ansia, del nostro bisogno di afferrare e trattenere ogni cosa illudendoci di afferrare e fare nostra la vita. 

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Parola

Insegnaci a pregare per insegnarci a vivere

La preghiera è scandalo che contraddice il nostro modo di vivere, è appello che scardina le nostre certezze, è assillo che abbassa le nostre pretese, è grido che smonta le nostre presunzioni, è supplica che rivela la nostra mancanza, è pianto che mostra la nostra insufficienza. Ed è per questo che oggi pregare è un problema. Pregare è mettere in crisi il nostro delirio di autosufficienza, è gridare il nostro bisogno, è dichiarare la nostra debolezza. E anche i credenti fanno fatica ad accettare una preghiera che sia richiesta, invocazione di aiuto, un bussare, assurdo e imperterrito, ad una porta che stenta ad aprirsi. Bisogna chiedere al Figlio che ci insegni ancora a pregare perché solo così impareremo a vivere.

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Parola

Non dobbiamo salvare il mondo

È pericoloso sezionare il Vangelo, ridurlo a parti e renderle autonome. Il racconto del buon samaritano (domenica scorsa) e quello di Marta e Maria se non sono letti insieme ci fanno prendere abbagli, ci fanno pensare a contrapposizioni inesistenti e scegliere priorità inesistenti. Cosa è più importante? Amare Dio o il prossimo? Ascoltare la parola del Signore o darsi da fare? Restare seduti in silenzio o mettersi a servizio degli altri? Se nella parabola del buon samaritano, infatti, tutto è centrato sull’amore per il prossimo, che è vero se è impegno a farsi carico, se è preoccupazione che spinge a fare concretamente qualcosa, il racconto di Marta e Maria, invece, sembra spingere in senso contrario. Marta è sollecitata dal Signore a ripensare alle sue priorità, alla sua scelta di darsi da fare e Gesù indica, in quella scelta da Maria, la parte migliore che consiste, semplicemente, nel restare seduti ai suoi piedi per ascoltare la sua parola.

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Parola

Amare è farsi prossimo

Ereditare la vita eterna è possibile vivendo l’amore, facendo dell’amore il centro unificante di tutto l’essere, il cuore pulsante di tutto l’agire. Mentre viviamo il tempo della dispersione, della frammentazione, dell’alienazione risuona anche per noi la possibilità di unificare la nostra esistenza, di dare un volto alla nostra persona, di ricomporre i pezzi del nostro vissuto. Amando, Dio diventa il centro unificante di tutta la vita e impariamo a farci prossimi e vicini ad ogni uomo che incontriamo per strada. L’amore, infatti, non è teoria, ma concretezza fattiva che si fa carico, che si prende cura delle ferite di ognuno. 

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Parola

Mandati a custodire la vita

Ci sono momenti in cui è forte l’urgenza di muoversi e di andare. Sono situazioni e circostanze in cui la verità del proprio restare corrisponde alla disponibilità a lasciarsi mandare altrove. Diventare discepoli, infatti, è possibile solo diventando apostoli. Perché seguire il Maestro è anche precederlo lungo le strade, preparare il suo incontro con gli altri, testimoniare che il suo regno si è fatto vicino. E, forse, solo lasciando che egli ci mandi nel mondo, nella concretezza delle case e delle città, diventiamo pienamente discepoli, certi che l’unico vanto di cui vantarci è la croce con la quale egli ha scritto i nostri nomi nel cielo, li ha resi vivi e saldi nella memoria del Padre.

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Parola

Imparare a dirigere il volto

Ci sono svolte in cui la fede è messa alla prova, è chiamata a reagire davanti agli eventi, è spinta a decidersi e a fare scelte. Credere, infatti, non è assentire e dire cose, ma muovere i passi su un cammino nuovo, restare per via e senza dimora, incontrare ostacoli e ostilità. Ed è allora che bisogna fermare lo sguardo sul volto del Cristo, per scoprire che è un volto orientato, che guarda fisso verso una meta, che indica, con fermezza e ostinazione, che la sequela sconvolge la vita, che ogni invio è congedo urgente, è decisione che spezza legami perché guarda avanti e guarda oltre. 

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Parola

Moltiplicare la vita

Celebrare la festa del Corpo e Sangue di Cristo è fermarsi ancora nel cuore della Pasqua per lasciare che l’evento che ha segnato la storia tocchi e risani il tempo ordinario del vivere. Il pane e il vino, segni di vita e di lavoro, di ciò che serve ed essenziale, segni di festa e di condivisione, di amore e di gioia, diventano, nell’Ultima Cena, il segno grande di un amore supremo, di un amore totale, di un amore divino che si spezza e si spende nelle nostre storie umane.

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