Dio innalza l’albero basso

Ci vorrebbe un po’ di sapienza per cogliere il senso di ciò che viviamo, per vedere in fondo le vicende in cui siamo coinvolti. È a tutti evidente che la fede sia in crisi, che il cristianesimo, dalle nostre parti, non sia più una forza. Il Vangelo ci appare dimesso, quasi nascosto tra tanti eventi, la Parola è taciuta o sussurrata tra altre parole. E anche noi, convinti credenti, facciamo fatica a fare la differenza. Proviamo fastidio a sapere che abbiamo perso visibilità, che veniamo ignorati e messi da parte. Vorremmo un po’ di visibilità e attenzione. E, allora, ci diamo umanamente da fare. Pensiamo a nuove strategie, correzioni, riforme e tentiamo di inseguire mode e successi perché mal sopportiamo che altre idee e parole siano più alte e più forti di quelle che noi proponiamo. E ci dimentichiamo, invece, cose che dovremmo sapere. 
La scelta è quella antica e sempre nostra: stare dentro o restare fuori non è indifferente. Confondere ciò che viene da Dio con ciò che viene dal male è il rischio a cui siamo esposti perché, al di là di tutto, resta sempre suadente la voglia di costruirci un Dio a nostra misura, che rispetti le regole che gli abbiamo imposto, che soddisfi i criteri che ci siamo dati. Eppure basterebbe decidersi ad entrare lì dove Cristo raduna la folla e lì, seduti attorno a lui che è al centro, fare la volontà di Dio che ci rende suoi intimi e familiari. È per questo che Gesù è uscito fuori perché ciascuno possa sentirsi di casa attorno a lui.Dio si è svelato e rilevato, si è mostrato donandosi a noi. Il mistero pasquale è il luogo santo in cui Dio si è fatto incontrare. Egli non è un oggetto della mente e del nostro pensiero, del nostro affetto e del nostro bisogno. Dio è rivelazione di amore, abbondanza che non si contiene, forza che non viene meno, dialogo che non si interrompe, vita che non conosce confini.
E allora con il coraggio di vedere ciò che già sappiamo e proviamo a nascondere, lasciamo che la Parola ci dica di Lui e poi dica anche di noi.

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